sabato 5 novembre 2011

Ciao Sic!


Un pensiero al grande Sic, so di non essere il primo a scriverlo sul mio blog, perché Marco stava simpatico a tanti, anche a i non motociclisti. Marco era un ragazzo semplice, che guidava d'istinto, senza troppi calcoli e questo lo ha fatto amare da tanti per le tante emozioni che ogni domenica ci regalava, con sorpassi emozionanti "d'altri tempi" (vedi il mio post sulla storia del motomondiale) con sana "cattiveria" agonistica perché Marco senza casco era il ragazzo più buono del mondo. Io non ho avuto il privilegio di conoscerlo, ma sono sicuro che lo avrei preso per esempio per come educare mio figlio, per la sua umiltà e forza d'animo che lo aveva portato, piano piano, a raggiungere l'olimpo del motociclismo. Un pensiero anche alla famiglia, che nel dolore non si è lasciata prendere dallo sconforto sapendo che loro figlio è morto facendo la cosa che più amava e questo onore è riservato solo ai più grandi. Ora chiedo a tutti i motociclisti che mi leggeranno: comprate il numero 58 del Sic e attaccatelo sulla vostra moto, sulla vostra tuta, sui vostri guanti. Sarà un gesto per ricordare il nostro Marco. 
Non me ne voglia il mio giornale preferito, ma a chiudere questo mio post vi segnalo qualche passaggio di quanto scritto dal dott. Costa, il medico dei piloti o meglio il poeta dei piloti:
"Quando in questo campionato sei caduto, e sei caduto tante volte, molti ti hanno criticato: giudizi diabolici, ingiusti, invidiosi ... Il collettivo, abbaiando contro l'umanità, ha dimenticato, forse non lo può ricordare, quando ha iniziato a camminare. Si cade, ci si rialza, si torna a cadere ... Tutto questo accompagnato dal sorriso della madre che ci consola e ci incita a perseverare, senza alcun cenno di rimprovero. Poi tutti abbiamo imparato a camminare spediti, ma pochi sono riusciti a percorrere il sentiero che porta alle vette della vita, perché la salita era troppo ardua e faticosa ... Invece tu caro Marco, non solo salirai i gradini ella vetta della vita, ma anche quelli del podio, dove come premio non c'è la coppa, ma il riconoscimento della tua forza di aver guardato in faccia alla Morte e sconfiggerla". Il Dott Costa, poi, continua impersonandosi in Marco: "Oggi in Malesia hai guardato in faccia la Morte. E mentre ti stava avvolgendo con il suo nero mantello gli hai detto: Diobò, ma non vedi che io non sono umano, perché io sono i miei sogni e con il mio talento son il pane degli Dei che tu non potrai mai toccare? Non ti accorgi che rubi soltanto il mio corpo?Al contrario, il mio sorriso, la mia bontà la mia simpatia rimarranno per sempre nel cuore di tutti. Non vedi che nello scacco che ti ho datole lacrime si stanno per trasformare in ebbrezza?" Il Dott. Costa conclude:"Chi nello sport, inseguendo i suoi sogni, insegue contemporaneamente la sua tragedia, esce dal mondo dell'umanità per entrare nel mondo del divino, cruento, violento, ma pur sempre divino. Chi muore inseguendo un sogno sorride alla morte e il sorriso cancella qualsiasi violenza."
Grazie Claudio!
Grazie Sic!

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